Sottosistema 11.2 |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Geomorfologia e distribuzione spaziale L'unità, estesa circa 11.000 ha, coincide con alcuni terrazzi antichi modellati nel substrato igneo e metamorfico, che si rinvengono nelle aree centro meridionali dei rilievi calabresi. La delineazione più estesa è rappresentata dai Piani d'Aspromonte. Le aree più stabili e meno interessate dall'azione modellante dell'idrografia superficiale, conservano un ricoprimento di origine vulcanica la cui potenza supera localmente i 2 metri.
Uso del suolo: seminativo e pascolo Capacità d’uso: IIIsc - limitazioni legate alla reazione ed alle condizioni climatiche Suoli: Associazione di PRU 2 - CEC 1 Pedogenesi ed aspetti applicativi La sottounità tipologica PRU 2 si caratterizza per il colore bruno scuro, l'aspetto polverulento e l'elevata capacità di ritenuta idrica (acqua a pF 4.17 sempre maggiore del 25% e a pF 2.52 generalmente > del 55%). Presentano bassa densità apparente e granulometria di difficile determinazione per la mancata dispersione del campione in esametafosfato di sodio. Le determinazioni di laboratorio hanno evidenziato un pH in NaF superiore a 9.5, un pH in acqua costantemente acido ed un contenuto in sostanza organica superiore al 5%. Tali caratteristiche hanno consentito di ipotizzare l'origine vulcanica di questi suoli, ipotesi confermata successivamente da uno specifico studio micromorfologico e mineralogico che ha messo in evidenza la presenza di vetri e pirosseni, l'elevato contenuto in Ferro e Alluminio estratti in ossalato di ammonio, l'isotropia della matrice ed infine il contenuto in allofane (composti colloidali scarsamente cristallizzati) superiori al 10%. Ulteriori indagini consentiranno di datare e stabilire la provenienza del materiale vulcanico dal quale detti suoli si sono originati. Il pedon di riferimento dei suoli in questione, descritto sui Piani di Aspromonte in località S. Donato consiste in una sovrapposizione di orizzonti "A" scuri e ricchi di sostanza organica fino ad una profondità di 120 cm. Al di sotto di questi orizzonti si rinviene un orizzonte "Bw", ben sviluppato che poggia, in netta discontinuità su un altro solum (2Bw-2BC). Il rapporto Ferro in ossalato/ Ferro in ditionito, che attesta il grado di cristallinità degli ossidi di ferro e quindi il grado di pedogenesi mostra in maniera molto chiara la discontinuità pedogenetica di questi suoli. Nel solum di superficie il rapporto Feo/Fed di 0,4-0,5 attesta una pedogenesi recente e molto meno marcata del solum profondo che ha invece un rapporto Feo/Fed pari a 0,1 e che può essere considerato un paleosuolo. |
Dal punto di vista applicativo gli Andisuoli (ordine tassonomico nel quale si collocano i suoli in questione) si caratterizzano per l'estrema porosità e la stabilità della struttura. Gli Andisuoli hanno per definizione una densità apparente inferiore a 0.9 kg/dm3. Data la grande porosità, la permeabilità e la ritenzione di acqua sono elevate. Questi suoli non sono plastici, né adesivi, ma tipicamente untuosi al tatto. Così come si può osservare dai dati del profilo rappresentativo dell'unità, questi suoli sono dei notevoli serbatoi d'acqua che, essendo ritenuta in pori di grandi dimensioni, è facilmente ceduta alla vegetazione. Il contenuto in sostanza organica è straordinariamente alto grazie alla stabilizzazione della stessa ad opera del materiale amorfo (complessi organo-minerali stabili). Anche la capacità di trattenere e scambiare gli elementi della fertilità è elevata. Complessivamente sono suoli particolarmente fertili che sostengono una vegetazione solitamente rigogliosa. Va segnalata, tuttavia, la forte propensione all'immobilizzazione del fosforo, tipica di questi suoli. Dal punto di vista della sostenibilità ambientale è necessario considerare i rischi di degrado di questi suoli che potrebbero derivare da una loro ulteriore acidificazione, si tratta, infatti di suoli a reazione acida o subacida. Le quote altimetriche, generalmente superiori a 1000 m slm, limitano la capacità d’uso dei suoli PRU 2 restringendo il range delle colture possibili. Nelle aree dell'unità meno conservate, a causa dell'azione modellante dell'idrografia superficiale, i suoli si evolvono su ricoprimenti grossolani derivanti dall'alterazione del substrato igneo o metamorfico (gneiss) rimaneggiati in Era quaternaria. Questi suoli, indicati nel catalogo regionale dei suoli con la sigla CEC 1, presentano un potente orizzonte superficiale di colore scuro, ricco di sostanza organica e ben strutturato. La tessitura è franco sabbiosa e lo scheletro da scarso a comune. Sono suoli moderatamente profondi che poggiano, generalmente entro un metro di profondità, sul granito alterato. Dal punto di vista tassonomico si collocano nei "Dystrudepts" della Soil Taxonomy e negli "Umbrisols" del WRB. Questa collocazione conferma che il processo pedogenetico dominante è l'accumulo di sostanza organica legato al regime pedoclimatico "Udico". Sono suoli desaturati nei quali la sostanza organica garantisce una capacità di scambio cationico medio-elevata. Anche nel caso dei suoli CEC 1 la capacità d'uso è condizionata dalle avverse condizioni climatiche che ne limitano l'uso a poche specie o al pascolo.
|