Sottosistema 3.5 |
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Geomorfologia e distribuzione spaziale L'unità corrisponde ad una parte rilevante delle conoidi terrazzate della Piana di Gioia Tauro, comprende 7 delineazioni estese complessivamente 15.000 ha. Le quote variano da 50 a 300 m s.l.m. ed il substrato è costituito da depositi conglomeratico-sabbiosi. I livelli conglomeratici osservati in affioramento lungo le scarpate che delimitano le conoidi, sono costituiti da ciottoli eterometrici ed eterogenei con elevato grado di arrotondamento. Questo fa ipotizzare un lungo trasporto ed un rimodellamento ad opera del moto ondoso. I suoli, tuttavia, si evolvono, nella generalità dei casi, su ricoprimenti di origine vulcanica.
Uso del suolo: oliveto Capacità d’uso: IIs - limitazioni legate alla reazione subacida Suoli: Complesso di PRU 1 / MON 1 Pedogenesi e aspetti applicativi La sottounità tipologica PRU 1 si differenzia dai suoli VUL 1, descritti nella Provincia 2 (Piana di lamezia Terme) esclusivamente per il regime di temperatura (rispettivamente mesico e termico) che ne determina una diversa classificazione a livello di famiglia della Soil Taxonomy. Si tratta anche in questo caso di suoli di colore bruno scuro, dall'aspetto polverulento quando asciutti e con elevata capacità di ritenuta idrica (acqua al punto di appassimento sempre maggiore del 25% ed alla capacità di campo generalmente > del 55%), con bassa densità apparente e granulometria di difficile determinazione per la mancata dispersione del campione in esametafosfato di sodio. Le prime determinazioni di laboratorio hanno evidenziato un pH in NaF superiore a 9.5, un pH in acqua costantemente subacido ed un contenuto in sostanza organica superiore al 5%. Allo scopo di approfondire le conoscenze su tali tipologie di suolo è stato avviato uno studio integrato pedologico, chimico, mineralogico e micromorfologico. Le indagini finora condotte con il coinvolgimento del Dipartimento di Scienza del Suolo, della Pianta e dell'Ambiente dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, hanno provato la genesi vulcanica di questi suoli, attestata dalla mineralogia (presenza di vetri e pirosseni), dalle proprietà chimiche (elevati contenuti in Fe ed Al estratti in ossalato di ammonio acido) e micromorfologiche (isotropia della matrice) dei campioni di suolo. |
Ulteriori indagini consentiranno di datare e stabilire la provenienza del materiale vulcanico dal quale detti suoli si sono originati. Dal punto di vista applicativo gli Andisuoli (ordine tassonomico nel quale si collocano i suoli in questione) si caratterizzano per l'estrema porosità e la stabilità della struttura. Gli Andisuoli hanno per definizione una densità apparente inferiore a 0.9 kg/dm3. Data la grande porosità, la permeabilità e la ritenzione di acqua sono elevate. Così come si può osservare dai dati del profilo rappresentativo dell'unità, questi suoli sono dei notevoli serbatoi d'acqua che, essendo ritenuta in pori di grandi dimensioni, è facilmente ceduta alla vegetazione. Il contenuto in sostanza organica è straordinariamente alto grazie alla stabilizzazione della stessa ad opera del materiale amorfo (complessi organo-minerali stabili). Anche la capacità di trattenere e scambiare gli elementi della fertilità è elevata. Complessivamente sono suoli particolarmente fertili che sostengono una vegetazione solitamente rigogliosa. Va segnalata, tuttavia, la forte propensione alla immobilizzazione del fosforo, tipica di questi suoli. Dal punto di vista della sostenibilità ambientale è necessario considerare i rischi di degrado di questi suoli che potrebbero derivare da una loro ulteriore acidificazione, si tratta, infatti di suoli a reazione acida o subacida. Oltre ai suoli appena descritti è presente nell’unità la sottounità tipologica MON 1 (Typic Hapludalfs) evoluta su materiale sabbioso-conglomeratico della conoide, ciò si verifica nelle aree meno stabili, ai bordi delle superfici terrazzate o dove le piccole variazioni morfologiche hanno favorito l'erosione del materiale di ricoprimento, la cui potenza generalmente non supera i 2 metri. Si tratta in questo caso di suoli a forte alterazione biochimica che si caratterizzano per la presenza di un orizzonte di accumulo di argilla (orizzonte argillico). In questo orizzonte le pellicole di argilla presenti sulla faccia degli aggregati e nei pori sono indice di un processo di eluviazione e rideposizione dell’argilla stessa. Il processo è favorito dall’insaturazione del complesso di scambio che consente la deflocculazione dell’argilla e la loro veicolazione nel mezzo acquoso. Sono suoli profondi, con scheletro comune, a tessitura media, da subacidi ad acidi, con riserva idrica elevata e drenaggio buono.
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