Carta della vegetazione reale della
Riserva Naturale Regionale “Foce del fiume Crati” (Calabria, Italia).
Introduzione
La
Riserva Naturale Regionale “Foce del Fiume Crati” si estende per 300 ettari
sulla costa jonica settentrionale calabrese, nella provincia di Cosenza. Essa è
stata istituita con L.R. n. 52 del 05.05.1990. La riserva rappresenta una zona
umida di grande interesse naturalistico, soprattutto per la presenza di
un’avifauna stanziale e migratoria molto diversificata.
Nell’area protetta, la presenza di varie
fitocenosi in buono stato di conservazione è un requisito fondamentale per la
sussistenza di un’elevata biodiversità ornitologica. Pertanto, da alcuni anni è
stato avviato uno studio vegetazionale finalizzato a censire le tipologie
fitosociologiche presenti, valutandone il ruolo sulla funzionalità dell’intero
ecosistema e il loro stato di conservazione. Si è proceduto, nel contempo, a
valutare l’estensione delle unità fitosociologiche, allo scopo di elaborare la
Carta della Vegetazione Reale della Foce del Fiume Crati. . Al fine di
evidenziare il cambiamento nella copertura vegetale e valutare lo stato di
conservazione del territorio, è stato realizzato un confronto diacronico tra la
vegetazione attuale e quella presente nel 1954, utilizzando foto aeree risalenti
a quel periodo. La cartografia prodotta potrà essere utilizzata come strumento
di pianificazione negli interventi di gestione dell’area protetta, soprattutto
quelli rivolti al ripristino di peculiari ambienti drasticamente ridottisi negli
ultimi 50 anni, a causa dell’espandersi delle colture agrarie nei pressi della
riserva.
Inquadramento geografico
Il territorio oggetto del presente studio
interessa il tratto terminale del fiume Crati (Calabria nord-orientale) che,
procedendo in direzione Ovest-Est, si estende da località Casa Bianca, in
corrispondenza della Strada Statale n. 106, fino allo sbocco nel Mar Jonio (Fig.
1).
L'area esaminata comprende non solo il corso del fiume e le aree
incluse fra i suoi due argini artificiali, ovvero la “Riserva
Naturale Regionale della Foce del Fiume Crati”, ma anche le
superfici limitrofe, di notevole interesse agro-ambientale. Esse
contribuiscono ad elevare il valore naturalistico di una zona umida
considerata tra le più importanti della Calabria.
Nel complesso, l’area di studio è situata nella
Piana di Sibari, in provincia di Cosenza, e si articola su quote variabili da 0
a 3 m s.l.m. La superficie cartografata si estende per circa 363 ettari, ed
interessa frazioni di territorio collocate sia sulla sinistra idrografica del
fiume Crati, nel comune di Cassano Ionio, sia frazioni collocate sul lato
opposto, nel comune di Corigliano Calabro.
L’intera area rientra nel foglio IGMI n. 544
sez. 1 ”Foce Crati”, scala 1.25.000. Per la topografia in scala 1.10.000 si può
fare riferimento alla carta prodotta dalla Cassa per il Mezzogiorno (foglio 222
III
SO, sez. A, B, C, D), la quale, tuttavia, si basa su rilievi fotogrammetrici del
1954 ed poco corrispondente all’attuale conformazione fisica del territorio.
Metodologia
Lo studio della vegetazione della foce del Crati è stato condotto
nel periodo compreso fra l’anno 2002 e 2005, utilizzando la
metodologia sigmatista (Braun-Blanquet, 1964). Nel complesso, sono
stati eseguiti circa 100 rilievi fitosociologici, la cui
elaborazione ha permesso di individuare 36 fitocenosi (associazioni,
subassociazioni ed aggruppamenti), inquadrate secondo il sistema
sintassonomico fitosociologico.
Per la realizzazione della carta della vegetazione reale sono
stati utilizzati:
Carte topografiche di base, di tipo raster, prodotte
dalla Cassa per il Mezzogiorno, in scala 1:10.000. Più specificamente, è
stata utilizzata la tavoletta S.O. del III quadrante del foglio 222 della
Carta d’Italia (sez. A “Foce Crati”, sez. B “Masseria Policastro”, sez. C “Thurio”,
sez. D “Sibari”).
Carta topografica di base di tipo raster della serie
25 dell’IGMI, scala 1: 25.000 (Foglio 544 sez. 1).
Ortofoto a colori volo Italia 2000, scala 1:10.000.
Software ArcInfo 7, ArcGis 8.2, TnSharc per la
fotointerpretazione, i processi di georeferenziazione, di topologia, di
geoprocessing e di analisi statistica.
GPS Garmin eTrex Vista per i controlli in campo.
La realizzazione della carta della vegetazione reale è
passata attraverso le seguenti fasi:
Acquisizione della documentazione di base e degli
strumenti necessari.
Definizione e descrizione del sistema tipologico, per
come specificato nel paragrafo successivo. Realizzazione del database sulle
tipologie di vegetazione.
Georeferenziazione dei dati cartografici nel sistema
di riferimento nazionale Gauss-Boaga, fuso Est.
Fotointerpretazione delle ortofoto a colori
attraverso il riconoscimento degli oggetti e delle aree omogenee presenti
sulle immagini tramite la valutazione di una serie di parametri quali:
forma, colore, tessitura, struttura, associazione, localizzazione,
ombreggiamen-to.
Tracciamento geometrico dei confini, formato
shape file, tramite vettorializzazione a schermo delle aree omogenee
che si caratterizzano per uniformità dei parametri visivi precedentemente
illustrati.
Costruzione degli elementi poligonali e relativo
processo topologico.
Realizzazione in formato vettoriale degli elementi
cartografici di base (strade, confini particellari, aste fluviali, linea di
costa, complessi residenziali, bacino del lago di Sibari, ecc), dedotti
dalla sovrapposizione della cartografia raster a scala 1:10.000 e delle
ortofotoimmagini.
Restituzione sulla carta a scala 1:5.000 dei
tematismi relativi agli elementi cartografici di base e ai limiti delle aree
individuate sulle ortofoto aeree, definendo la carta dei fototipi.
Caratterizzazione tipologica delle aree cartografate
e definizione della legenda. Ciascuna area omogenea dal punto di vista
cromatico è stata attribuita ad una specifica tipologia di vegetazione.
Verifiche di campagna. La carta dei fototipi ottenuta
è stata sottoposta a verifiche di campagna, volte a controllare la reale
corrispondenza tra le aree cartografate e le tipologie di vegetazione.
Correzione della carta dei fototipi e realizzazione
della carta della vegetazione reale. Attualmente, la carta consta di 127
poligoni.
Definizione del sistema tipologico
Per la realizzazione della carta della vegetazione reale è
stato definito un sistema tipologico misto, basato su valutazioni di tipo
fisionomico e fitosociologico.
E’ evidente che cartografare le singole fitocenosi risulta
assai arduo persino adottando la scala di 1:5.000, in quanto esse occupano
spesso superfici di pochi mq. Questo problema è comune a tutti gli studi
condotti su aree che, per quanto piccole, risultano tuttavia molto complesse dal
punto di vista vegetazionale, quali sono le zone umide e le paludi costiere.
Per ovviare a questo inconveniente, occorre adottare una
restituzione in scala ancora più grande. Per esempio, Biondi et al.
(2004), nel cartografare la laguna di S’Ena Arrubia in Sardegna, hanno
utilizzato la scala 1:2.500.
Nel nostro caso, è stato stabilito di mantenere la scala di
1:5.000 e di delimitare sulla carta fondamentalmente i tipi fisionomici i quali,
per praticità di lettura, sono stati contraddistinti, oltre che da un codice,
anche da una sigla formata da tre caratteri maiuscoli. Le fitocenosi, invece,
sono contrassegnate da un codice e da una sigla di tre caratteri di cui solo il
primo è maiuscolo.
E’ chiaro che ogni tipo fisionomico cartografato riunisce un
mosaico delle tipologie di vegetazione ad esso afferenti.
La scelta adottata rende pratica la lettura della carta e
fornisce un’accettabile quantità di informazioni sul sito analizzato. Il limite
consiste, ovviamente, in una perdita di dettaglio e, più nello specifico, di
informazioni sulla reale superficie occupata dalle singole cenosi vegetali.
Complessivamente, le tipologie individuate nell’area della
foce del Crati sono 45, riunite in 17 tipi fisionomici secondo lo schema
seguente, che tiene conto, ovviamente, delle codifiche già adottate nei
precedenti lavori (Camerieri
et al., 2002; Maiorca et al., 2003).
2100 Vegetazione
arbustiva mesofila (VAM)
2130 Mantelli di vegetazione a rovo comune (Ruu)
2400 Vegetazione
arbustiva a tamerici (VAT)
2411 Cespuglietti impaludati a tamerici comune (Tam)
2421 Cespuglietti impaludati ad agno-casto (Agn)
3300 Pascoli umidi (PUM)
3321 Pascoli umidi a panico acquatico e coda di lepre verticillata (Pal)
3322 Pascoli umidi a panico acquatico e
ginestrino tenue (Pag)
3323 Pascoli umidi a carice volpina e giunco tenace (Pat)
4100 Boschi igrofili (BIG)
4113 Boschi di ontano nero con angelica selvatica e giaggiolo acquatico (Aga)
4114 Boschi di pioppo bianco con clematide paonazza (Pac)
4115 Boschi di olmo campestre con gigaro chiaro (Uma)
4120 Boschi e boscaglie riparie (BIR)
4121 Boschi ripari di pioppo nero con rosa di S. Giovanni (Pnr)
4122 Boscaglie riparie a salice bianco e salice calabrese (Sab)
4200 Vegetazione acquatica (VAQ)
4211 Vegetazione a lenticchia d’acqua comune (Lem)
4212 Vegetazione a lenticchia d’acqua spugnosa (Leg)
4213 Vegetazione a ceratofillo comune (Ced)
4221 Vegetazione a brasca nodosa (Brn)
4231 Vegetazione a ranuncolo capillare (Ran)
4300 Vegetazione palustre a elofite (PAL)
4311 Canneti a cannuccia di palude (Phr)
4321 Vegetazione a lisca dalle foglie strette (Tya)
4322 Vegetazione a lisca di palude (Tys)
4323 Vegetazione a lisca maggiore (Tyl)
4331 Vegetazione a giaggiolo acquatico (Iri)
4500 Vegetazione alo-igrofila a geofite e/o emicriptofite (ALG)
4511 Vegetazione a lisca marittima (Slm)
4512 Vegetazione a giunco foglioso (Sgf)
4521 Vegetazione a giunco pungente (Ggp)
4522 Vegetazione a giunco pungente e giunco marittimo (Gpm)
4600 Vegetazione alofila a terofite e/o camefite (ALT)
4611 Vegetazione alofila a salicornia patula (Sap)
4621 Cespuglieti alofili a salicornia radicante (Sar)
4631 Pascoli alo-nitrofili a spergularia (Spm)
4641 Cespuglieti alo-nitrofili a suaeda fruticosa (Suf)
4700 Vegetazione psammofila delle spiagge
e delle dune (PSD)
4711 Vegetazione pioniera a ravastrello marittimo (Cak)
4721 Vegetazione annuale a ononide screziata (Ono)
4722 Vegetazione annuale a paleo delle spiagge (Vul)
4731 Vegetazione delle dune a gramigna delle spiagge (Ely)
4800 Vegetazione psammofila del retroduna (PSR)
4811 Vegetazione del retroduna a efedra distica (Eph)
4900 Vegetazione erbacea antropogena (SIN)
4950 Vegetazione degli incolti aridi a prevalenza di emicriptofite (Iae)
4960 Vegetazione degli incolti aridi a prevalenza di terofite (Iat)
5100 Coltivazioni erbacee (CER)
5112 Seminativi non irrigui con vegetazione segetale a ridolfia (Ser)
5200 Coltivazioni arboree (CAR)
5210 Oliveti (Oli)
5220 Agrumeti (Agr)
5300 Impianti artificiali (IAR)
5340 Impianti artificiali costieri a prevalenza di pini (Ppp)
5341 Impianti artificiali costieri a prevalenza di eucalipti (Euc)
5342 Impianti artificiali costieri a prevalenza di acacie (Aca)
6100 Aree con copertura vegetale scarsa o assente (VAS)
6140 Complessi turistici e residenziali (Ctr)
6150 Sabbie nude litoranee (Snl)
7100 Corpi idrici (CID)
7110 Fiumi a lento decorso (Fiu)
Database delle tipologie di vegetazione
Le informazioni relative alle 45 tipologie individuate alla
foce del Crati, sono state archiviate nello specifico database Phitos.I.S.,
realizzato con il software Access 2000. Le informazioni sono state inserite
negli specifici campi del database, la cui nomenclatura, tuttavia, è stata
leggermente modificata come segue:
Tipologia di vegetazione reale.
Individua la tipologia di vegetazione reale con un nome italiano.
Codice/Sigla. Riporta il codice utilizzato per
definire le tipologie di vegetazione reale e la rispettiva sigla, composta
da tre caratteri di cui solo il primo è maiuscolo.
Tipo fisionomico. Descrive il tipo
fisionomico, a cui appartengono le tipologie di vegetazione reale, con un
nome italiano che indica sinteticamente le caratteristiche
fisionomico-strutturali. Vi è stata associata una sigla composta da tre
caratteri maiuscoli.
Associazione, Alleanza, Ordine, Classe.
Inquadrano la tipologia di vegetazione reale nel sistema sintassonomico
fitosociologico.
Habitat Dir. CEE 43/92. Individua, se
previsto, il codice di un habitat secondo la direttiva habitat.
Habitat CORINE. Definisce la tipologia di
vegetazione attraverso il codice CORINE Biotopes adottato dalla Comunità
Europea.
Habitat EUNIS. Definisce la tipologia di
vegetazione attraverso il codice di classificazione degli habitat EUNIS
adottato dalla Comunità Europea, alla luce dei più recenti aggiornamenti (Lapresa
et al., 2004; E.E.A., 2005).
Land Cover Corine. Definisce la tipologia di
vegetazione attraverso il sistema Land Cover Corine, utilizzato per
realizzare la carta dell’uso del suolo.
Descrizione. Fornisce informazioni su
fisionomia e struttura della vegetazione e sulle specie che la
caratterizzano.
Ecologia. Fornisce dati sulle esigenze
ecologiche della fitocenosi.
Dinamismo. Definisce il ruolo assunto dalla
fitocenosi nella serie dinamica di pertinenza, individuando eventuali stadi
di degradazione o di evoluzione.
Fascia bioclimatica. Individua la fascia,
generalmente legata all’altimetria, nella quale ricade la fitocenosi
descritta. In questa sede, il contenuto del campo non è stato riportato
nello schedario delle tipologie, poiché risulta essere identico per tutte le
fitocenosi.
Distribuzione locale. Fornisce indicazioni di
massima sui siti dell’area cartografata nei quali è possibile rinvenire con
maggiore frequenza la fitocenosi descritta.
Distribuzione generale. Fornisce indicazioni
sull’areale complessivo della fitocenosi. Viene data particolare enfasi alla
distribuzione nelle regioni italiane, ma alcune volte viene fatto
riferimento anche alla distribuzione in ambito europeo.
Conservazione. Fornisce notizie, tratte da
osservazioni in campo, sulle principali cause di disturbo della fitocenosi.
Tutela
specie. Sono riportate le eventuali specie, presenti all’interno della
fitocenosi, a rischio di estinzione, inserite nelle Liste Rosse Regionali
delle Piante d’Italia (Conti et al., 1997), o che comunque nel
territorio meritano una particolare tutela per la loro rarità o per le
precarie condizioni in cui si trovano le loro popolazioni.
Naturalità. Definisce la naturalità di una
tipologia di vegetazione in relazione alla posizione occupata nella serie
dinamica secondo la seguente scala a 6 valori ormai ampiamente adottata in
campo geobotanico: molto elevata, elevata, media, bassa, scarsa, nulla.
La vegetazione
reale attuale
Nella Figura 3 mostra la ripartizione delle tipologie di
vegetazione rilevate nell’area di studio, fornendo accurate informazioni anche
sull’uso reale del suolo.
La superficie cartografata include vaste aree coltivate, che
interessano anche parte degli argini fluviali. Si tratta, in particolare, di
seminativi (14%), agrumeti (6,6%) e oliveti (1,8%). Notevoli sono anche le
superfici occupate dalle aree urbanizzate (16,4%) e dagli impianti artificiali
(9,3%). Nel complesso, le colture, le urbanizzazioni e la vegetazione a
determinismo antropico, con naturalità molto bassa o assente, occupano una
superficie superiore al 53% del totale.
La vegetazione naturale, localizzata soprattutto nell’area
destinata a riserva, è rappresentata soprattutto dai boschi igrofili, quali sono
i pioppeti a Populus alba, le ontanete e i boschi di olmo campestre. Essi
occupano nel loro insieme il 13,9% della superficie cartografata.
Purtroppo, anche all’interno dell’area protetta, una vasta
porzione dei pioppeti è stata sostituita da eucalipteti; un’altra parte è stata
eliminata per lasciar posto alle colture agrarie.
Oltre ai boschi igrofili, le formazioni legnose naturali più
interessanti sono rappresentate dai boschi e dalle boscaglie riparie (saliceti e
pioppeti a Populus nigra) e dai cespuglieti impaludati (tamariceti). Le
boscaglie riparie occupano il 2,1% dell’area totale cartografata. Esse
costituiscono una sottile striscia di vegetazione situata lungo la sponda
sinistra del fiume, oppure ricoprono per intero gli isolotti dislocati nei
pressi della foce. La loro posizione prevalente lungo la sinistra idrografica è
dovuta al fatto che ivi è dominante l’azione di deposito del fiume, mentre sul
lato destro si assiste a fenomeni di erosione molto più intensi. Fra le
fitocenosi dei cespuglieti impaludati, spiccano le formazioni a Tamarix
gallica. Complessivamente, i tamariceti, insieme alle più rare cenosi a
Vitex agnus-castus, costituiscono il 2,8% della superficie totale
cartografata.
Importante
risulta la percentuale occupata dalla vegetazione alofila tipica delle paludi
salse litorali, pari al 5% del totale. Di questa superficie, la maggior parte è
interessata da formazioni alo-palustri a giunchi e scirpi (3,7%), con maggiore
diffusione di questi ultimi (Scirpetum compacti). Per contro, piccole
superfici (1,3%) sono occupate dai salicornieti, sia annuali che perenni che
formano un mosaico tra di loro e con la vegetazione annuale dei Saginetea.
E’ interessante osservare come la percentuale di prati umidi
risulti molto elevata (10,5%), collocandosi al secondo posto per estensione fra
le tipologie di vegetazione dotate di buona naturalità ed al primo posto fra le
tipologie di vegetazione erbacea. In realtà, i prati umidi della zona più
interna, che sono quelli più estesi, erano un tempo seminativi. Essi furono
successivamente abbandonati perché poco produttivi, in quanto molto argillosi e
soggetti ad impantanarsi per lunghi periodi nel corso dell’anno. Attualmente, i
prati umidi sono destinati al pascolo bovino, condizione che favorisce in
particolar modo le cenosi del
Paspalo-Polypogonion viridis e del Paspalo-Agrostion, rallentando la
naturale evoluzione verso formazioni cespugliose strutturalmente più mature.
La vegetazione palustre ad elofite è costituita quasi
esclusivamente da canneti alofili a Phragmites australis e rappresenta il
2,9% del totale. All’interno dei canneti sono presenti piccole superfici non
cartografabili, caratterizzate dalla dominanza di Typha angustifolia.
Sempre nei canneti situati lungo il corso del fiume e nei canali, si rinvengono
piccole formazioni a Typha latifolia. Più rappresentate sono le
formazioni a Iris pseudacorus.
La vegetazione
reale nel 1954
Nella Figura 4
viene riportata la carta della vegetazione reale riferita all’anno 1954.
Nell’elaborare questa carta, sono state riunite alcune tipologie di vegetazione
che non potevano essere discriminate dal solo processo foto-interpretativo, ad
esempio, gli alneti e i pioppeti a pioppo bianco, i quali sono stati riuniti
sotto la denominazione di boschi igrofili. I controlli in campo hanno permesso,
attraverso l’osservazione della vegetazione attualmente presente e l’analisi
della sua dinamica evolutiva, di convalidare l’interpretazione dei fototipi
svolta sulle foto aree del 1954.
Le trasformazioni
subite dal territorio sono state evidenziate tramite il confronto delle
superfici occupate dalle varie tipologie di vegetazione e di uso del suolo
rilevate nel 1954 e nel 2005 (Tab. 1 e 2). Tale analisi è stata ottenuta
mediante l’utilizzo di strumenti GIS e, in particolare, attraverso elaborazioni
di geoprocessing tra le coperture poligonali delle singole tipologie.
Analisi diacronica
della vegetazione
Il
confronto dei geodatabase, relativi alla carta della vegetazione del 2005 e del
1954, ha consentito di elaborare i dati riportati in Figura 5. Mezzo secolo fa,
l’intera area, sebbene già soggetta alle operazioni di bonifica, presentava
ancora vaste estensioni con vegetazione naturale, mentre erano assenti le
superfici urbanizzate e gli impianti artificiali. Negli anni successivi, le
superfici coltivate sono passate dal 4,1% al 22,3%, a discapito della
vegetazione naturale ed in particolare di quella palustre, ridottasi dal 21,5%
al 10,5%, e dei boschi igrofili e delle boscaglie ripariali, che sono passate
dal 20,8% al 13,9% e dal 5,4% al 2,1% rispettivamente.
Da notare, infine, una
significativa riduzione della superficie interessata dalle acque correnti del
fiume, che è passata dall’8,9% al 4%. Nel 1954, il letto del fiume era
decisamente più largo e la portata notevolmente superiore. La costruzione della
Diga di Tarsia e le opere di bonifica hanno smorzato a valle l’impetuosità del
fiume, rendendo evidenti, nel giro di alcuni decenni, i fenomeni di deposito
lungo la sponda sinistra.
Nella Tabella 1 sono riportate le
trasformazioni subite dalle tipologie presenti nel 1954. Si rileva come solo
parte delle superfici interessate dai boschi e dalle boscaglie ripariali sia
ancora occupata da tali tipologie, mentre il 34,6% della superficie originaria è
stata sostituita da coltura agrarie. Più drastica è stata la trasformazione dei
boschi igrofili; infatti, buona parte della superficie occupata da queste
formazioni è attualmente interessata da coltivi. Notevoli riduzioni hanno subito
pure i prati umidi: solo il 10,5% di questa vegetazione continua ad occupare
l’originaria superficie, mentre per la maggior parte è stata sostituita da
colture agricole (44,1%).
Nella Tabella 2
viene riportata l’origine delle attuali tipologie di vegetazione rispetto alle
superfici occupate nel 1954. Si evince che il 93,3% dei boschi e delle boscaglie
ripariali si sono originati da superfici occupate nel 1954 dal corpo idrico del
fiume, come conseguenza della drastica riduzione della superficie occupata dallo
stesso. I boschi igrofili attuali derivano solo per 38% dalle medesime superfici
occupate nel 1954, mentre, per 19.1% si sono formati per evoluzione dinamica dei
boschi e delle boscaglie ripariali, per il 17.6% da superfici occupate in
passato dal corpo idrico e per il 16.8% da vegetazione palustre. Questi dati
evidenziano la notevole capacità della vegetazione igrofila erbacea ed arbustiva
di evolvere verso le formazioni forestali edafoclimatiche, rappresentate dai
boschi igrofili di pioppo bianco e ontano nero. Gli impianti artificiali,
assenti nel 1954, sono stati realizzati a discapito della vegetazione psammofila
(34,7%), ma risultano anche dalla sostituzione dei boschi igrofili (19,4%). Le
zone urbanizzate, assenti nel 1954, sono state realizzate, in massima parte, in
aree occupate dalla vegetazione palustre (33.9%) e dai prati umidi (37.2%).
L’aumento della pressione antropica, con attività quali il pascolo e l’incendio,
si evince anche dalla aumentata superficie occupata dalla vegetazione
sinantropica, in particolare incolti e vegetazione ruderale, a discapito
soprattutto della vegetazione dei prati umidi (40.4%), dei boschi igrofili
(25.2%) e della vegetazione palustre (20.9%).
Conclusioni
Il confronto tra
la cartografia della vegetazione relativa agli anni 1954 e 2005 consente una
ricostruzione diacronica dell'evoluzione del paesaggio vegetale dell'area di
studio, evidenziandone i cambiamenti. Nel 1954 la vegetazione naturale occupava
gran parte della superficie, nonostante le opere di bonifica già realizzate.
Attualmente essa occupa superfici decisamente ridotte in conseguenza
dell’espandersi delle superfici coltivate, della realizzazione di urbanizzazioni
e di impianti artificiali allestiti con specie esotiche.
Nel complesso, il
confronto tra le cartografie ha fornito dettagliate indicazioni sulla
distribuzione assoluta e percentuale delle varie tipologie vegetali e sulle
trasformazioni avvenute. L’analisi diacronica della vegetazione evidenzia in
modo chiaro non solo le trasformazioni, ma anche la dinamica evolutiva e le
potenzialità della vegetazione. Da essa possono essere desunte le linee guida
per la pianificazione degli interventi di gestione dell’area protetta, in
particolare quelli rivolti al ripristino dei peculiari ambienti umidi e
palustri.
Domenico Caridi(*), Giovanni Maiorca(**), Giovanni
Spampinato(***), Piergiorgio Cameriere(***), Alessandro Crisafulli(***)
(*)ARSSA – Settore Servizi Tecnici
di Supporto - Servizio SITAC, Viale degli Arconti n.2, 89100 Reggio Calabria.
(**)ARSSA – Settore Programmazione
e Sviluppo; Viale Trieste n. 93, 87100 Cosenza.
(***)Dipartimento STAFA,
Università Mediterranea di Reggio Calabria; C.da Feo di Vito, 89100 Reggio
Calabria.
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